Sesso in cambio di favori, magistrato in manette Coinvolto anche un trans

Perugia, 24 gennaio 2013 - LO HANNO FILMATO durante gli incontri hard con i trans nel suo ufficio a palazzo di Giustizia, piazzale Clodio, Roma. E, in cambio di qualche ora di sesso — con trans ma anche con donne — faceva ottenere quando i permessi di soggiorno per motivi di giustizia, quando colloqui con i familiari in carcere. Ma la carriera del pm romano Roberto Staffa (nella foto) , 55 anni, napoletano, fino a poco tempo fa nel pool della direzione distrettuale antimafia, è finita ieri mattina con le manette ai polsi per ordine del giudice perugino Carla Giangamboni.
 
E’ stata lei, su richiesta del procuratore Giacomo Fumu e del pm Antonella Angela Avila, a firmare l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del magistrato romano (in virtù della competenza del capoluogo umbro a indagare sulle toghe della capitale) contestando la corruzione, la concussione e la rivelazione di segreti d’ufficio. Domani sarà interrogato nel carcere di Capanne dove è stato trasferito. Mentre ieri gli inquirenti perugini erano a Roma per la perquisizione e per sentire altri testimoni-chiave.
 

LA SQUALLIDA storia maturata nel Palazzo della legalità prende l’avvio nell’ambito di un’indagine su un giro di trans condotta da Staffa, insieme ad una collega e ai carabinieri del Reparto investigativo di via Inselci. E’ un trans a parlare per la prima volta di Staffa, forse intercettato al telefono. Poi confessa di essere stato ricattato dal pm in cambio di «protezione». E’ la pm co-titolare degli accertamenti ad accorgersi di alcuni comportamenti anomali del collega: dopo l’interrogatorio di un transessuale infatti Staffa si apparta per il corridopio con il testimone.
 
Nasce il sospetto che diventa sempre più pressante. Dopo i primi accertamenti l’incartamento viene trasferito a Perugia e la pm sentita a verbale, insieme ai transessuali che ammettono, subito, gli incontri hard con il magistrato. Ma a inchiodare Staffa sono soprattutto le intercettazioni e i filmati realizzati grazie ad una microtelecamera piazzata nel suo ufficio (materiale ora agli atti dell’indagine). Avrebbe barattato informazioni su procedimenti giudiziari al suo vaglio, in cambio di permesso di colloqui con un detenuti e anche di permessi di soggiorno per motivi di giustizia.

A ROMA, dove era in servizio da 15 anni, Staffa era arrivato da Venezia dove aveva ricoperto il ruolo di presidente di Corte d’Assise. In questa veste, nel 1997, il magistrato condannò a 19 anni di carcere Felice Maniero, l’ex boss della banda del Brenta accusato di nove omicidi, e processò i componenti del gruppo dei «Serenissimi» protagonista di un clamoroso assalto al campanile di piazza San Marco la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1997. Ma a Venezia Staffa era arrivato dopo un trasferimento deciso dal Csm: il magistrato nell’89, in forza a Trieste, aveva firmato una lettera di soliadrietà per un imputato, poi condannato, per pedopornografia.
«Staffa — ha dichiarato il suo difensore, Salvatore Volpe — è un galantuomo assoluto, un magistrato che ha sempre anteposto il dovere e gli impegni professionali alle esigenze personali».

fonte :http://www.lanazione.it/umbria/cronaca/2013/01/24/835073-sesso-procura-magistrato-arrestato.shtml

Commenti